L' autocostruzione...di Aldo Spiridigliozzi.

Ai giorni nostri il mercato ci offre moltissime tipologie di esche artificiali che differiscono per grandezza, peso, movimento, assetto e colori, tutte esche molto valide ma non sempre questi “gioielli” soddisfacevano in pieno le mie esigenze. In un primo momento mi limitavo solamente ad apportare delle modifiche, ma con il passare del tempo e grazie anche ad una discreta manualità ho iniziato a costruirmi le mie prime esche. Navigando su Internet abbiamo la possibilità di accedere a moltissime informazioni ed è grazie a questo strumento che ho fatto la conoscenza prima del forum e poi del sito “Black Bass & Co.”; un gruppo di autocostruttori, che mettendo in rete le loro conoscenze ed esperienze costruttive, danno a tutti la possibilità di entrare in questo fantastico mondo, infatti da movimento di nicchia qual era, oggi ci troviamo di fronte ad un movimento in continua crescita e questo grazie soprattutto a questo club virtuale, dell quale con orgoglio faccio parte.
All’inizio mi cimentavo solo con rotanti , ondulanti e testine piombate assemblando e poi autocostruendo i vari componenti, poi dopo aver preso maggior confidenza con gli attrezzi del mestiere mi sono avvicinato al legno. I tipi di legno che utilizzo principalmente sono la balsa per gli artificiali galleggianti, essendo un tipo di legno leggero e facilmente lavorabile, mentre per gli artificiali affondanti uso la samba, che ha un peso specifico maggiore rispetto alla balsa e quindi necessita di minor piombo per farla affondare, anche se ha bisogno di una maggiore lavorazione. Veder nascere da un listello di legno un’esca artificiale è qualcosa di indescrivibile. Possiamo autocostruirci un’esca secondo le caratteristiche che più ci soddisfano o per un preciso spot che andremo ad affrontare. Infatti credo che sia questo il grande vantaggio: costruirsi quello di cui abbiamo bisogno. A volte mi è capitato di usare diversi artificiali in un preciso spot, ma nessuno nuotava precisamente come volevo ed è qui che entra in gioco l’autocostruzione. Non fatevi impressionare, è più facile di quello che sembri. Anche facendo lavorazioni di esche in serie, avremo la certezza di aver costruito un pezzo unico.






Avendo a disposizione un seghetto, delle raspe, alcune pinze, lo stucco , varie vernici e del protettivo, avremo la possibilità di costruirci dei minnows, dei jerk, dei crank, ecc. Svilupperemo il progetto prima su carta, annotandoci tutti i dati (lunghezza, peso, piombo da inserire, assetto) e poi procederemo con la costruzione manuale. Consiglio di dare più importanza al movimento della nostra creatura che al suo aspetto. Infatti mi è capitato di prendere i nostri amati pesci con artificiali non completati del tutto e con il legno ancora grezzo, segno che l’aspetto passa in secondo piano. Per capire i principi base di costruzione, consiglio di utilizzare un’unica forma di artificiale variando sia il peso sia la sua posizione, sia l’inclinazione della paletta dove prevista, annotando tutte le differenze di assetto; cosi che dopo ci risulterà più facile costruirci quello di cui abbiamo bisogno.
Poter pescare con i propri autocostruiti offre delle intense e diverse emozioni, per non parlare delle soddisfazioni che si provano quando prendiamo un pesce. Ormai è da molti anni che rispetto il credo del “catch and release” e del “no kill” ed è per questo motivo che sui miei artificiali monto solamente ami senza ardiglioni per non arrecare ulteriori danni ai pesci. Dobbiamo essere noi pescatori, in concerto con le istituzioni, a rispettare, tutelare e valorizzare i nostri ambienti acquatici ed i suoi abitanti, rispettando le regole, i divieti e i periodi di frega anche di quelle specie non regolamentate.


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